Petracavallo Verdeca 2019
17,00 €
Annata | 2019 |
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Produttore | Petracavallo |
Tipologia | Vino Bianco |
Provenienza | Italia |
Formato | 75 Cl |
Vitigno | Verdeca |
Esaurito
Produttore: Petracavallo
Verdeca
Petracavallo
Verdeca
2019
️ 11,5%
Le uve provengono da vigneti con suolo argilloso calcareo posti a 280 metri d’altezza, macerano per alcuni giorni per poi fermentare spontaneamente in acciaio, qui affina per 6 mesi ed è poi imbottigliato senza filtrazioni nè chiarifiche. La solforosa totale è inferiore ai 25 mg/l
Fiori bianchi e sentori agrumati poi frutta fresca, note di erbe come salvia e rosmarino con ritorni minerali
Fresco e snello, di facile beva e dal finale persistente
Temperatura di servizio 10°-12°
Frutti di mare
Facile e leggero
*Questa bottiglia è acquistabile senza spese aggiuntive solo in combinazione con altre bottiglie della medesima selezione. In caso contrario verranno aggiunti i costi di spedizione previsti per ogni singolo paese, fino al raggiungimento del porto franco.
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Mottola, Puglia
Petra Cavallo è il nome di questa masseria leggendaria la cui storia è incredibile e copre circa 800 anni di storia. Agli albori pare che uno dei primi viandanti a trovare ristoro qui fu San Francesco d’Assisi, nell’estate 1022, di ritorno dall’Egitto, il quale avrebbe lasciato un’impronta del proprio viso sulla pietra che utilizzava per dormire.
Nel 1809, in concomitanza con la soppressione degli ordini religiosi voluta da Murat, la masseria passo dalle mani dei Padri Conventuali a quelle del Barone Ferdinando Notaristefano. Il Barone era così devoto che cambio il nome della tenuta in San Francesco.
Nel 1861 il possesso della tenuta era già di un D’Onghia, per l’esattezza di Giuseppe, esattore comunale di Mottola ma non lontano si trovava il covo dei briganti capeggiati da Coppolone. Narra il mito che questi un giorno, dopo aver dato rifugio ad un gualano della masseria umiliato in pubblico da Giuseppe, decise di irrompere in casa dell’esattore. Patron Giuseppe fu rapito ed appeso ad un albero infestato dalle formiche fino alla consegna del riscatto. Da quel giorno la corte della masseria è chiusa.
Nel 1922 Petra Cavallo (San Francesco) viene ceduta ai fratelli Leogrande, che si divisero la tenuta. La parte nord a Gennaro, quella sud a Giuseppe. Intanto le attvità agricole (e quelle di allevamento di bestiame) dell’azienda si facevano sempre più importanti, aumentando notevolmente la produzione.
In questo periodo avvenne un nuovo evento strano, i tacchini infatti nascevano storpi e morivano come mosche. Ciò fu attribuito al fatto che la chiesa della masseria, ormai sconsacrata ed abbandonata, fosse adibita alle covate proprio dei tacchini. Da quel giorno la chiesa fu riconsacrata ed il fenomeno scomparve.
Nel secondo dopo guerra la Masseria San Francesco venne ristrutturata ed ingrandita; i fratelli Leogrande, ormai vecchie, nel 1958 concessero la gestione dell’intera economia locale ai propri figli, al fine di non frazionarla ufficialmente.
Qui ora abitano 3 famiglie imparentate tra loro: quella di Diego Ludovico, quella di Maddalena D’Onghia e quella di Giuseppe D’Onghia, padre di Vito, il deus ex machina della produzione di vino naturale di Petracavallo.
Qui si produce secondo tradizione, senza pesticidi, additivi, lieviti selezionati, temperature controllate o aggiunte esagerate di anidride solforosa.
I vini di Petracavallo sono vivi, territoriali ed entuasiasmanti.